Salve a tutti! Come ho già scritto nel post “Chi sono”, molte delle persone che conosco hanno preso la decisione di trasferirsi in un altro paese conducendo, così, una vita da “expat”, ovvero espatriati.
L’idea di trasferirsi in un paese che consenta condizioni di vita più agiate è inebriante. Chi non desidera stare meglio? C’è un rovescio della medaglia? Ovviamente ci sono i pro e i contro.
Una cosa è certa: se il trasferimento da una parte dà, dall’altra toglie. La qualità della vita migliora, ma gli affetti restano in patria. Non si può avere tutto! Prendere la decisione di fare questo salto richiede coraggio e forza di spirito.

Per quanto riguarda noi il cambiamento è avvenuto in un momento delicato e difficile della nostra vita. Io avevo perso il lavoro e con un bambino piccolo era quasi impossibile trovare un altro impiego.
Infine, avevo trovato un lavoro part-time come grafica, ma ho dovuto abbandonarlo dopo pochi mesi. La retribuzione era bassa e in nero; il posto di lavoro era talmente distante dalla mia zona che un terzo della paga andava via in carburante per l’auto.
In più avevo rottamato la macchina per contenere le spese e quindi usavo quella di mia mamma, che tutte le mattine veniva da me per stare con Leonardo.
Il trasferimento finalizzato ad una qualità di vita migliore ci ha elettrizzato e l’occasione per attuarlo si è presentata proprio al momento giusto.
La novità era grande: la casa nuova, la cittadina tutta da scoprire, i negozi giganteschi. Inoltre, siamo arrivati negli Stati Uniti in estate, per cui Leo ed io trascorrevamo le giornate in piscina. Durante i fine settimana anche Cristian si godeva la piscina. Insomma, una vera e propria vacanza.
Poi abbiamo preso la patente, iscritto Leo a scuola, comprato le automobili e iniziato a pieno ritmo la nuova vita americana.
Ad Hickory tutto scorre molto più lentamente. Cristian torna a pranzo a casa. Ci impiega 10 minuti per andare/tornare dal lavoro, 15 se c’è traffico. Ritmi inimmaginabili a Roma.
Ricordo ancora le parole dell’amico Gianmarco che ci disse che i primi sei mesi all’estero sarebbero stati eccitanti per la novità, ma poi la nostalgia si sarebbe fatta sentire.
In America siamo rinati! A Natale siamo tornati per le vacanze in Italia. A Pasqua sono venuti a trovarci i genitori di Cristian, in estate siamo tornati di nuovo in Italia. Insomma, non abbiamo proprio avuto il tempo materiale per provare nostalgia.
L’abbiamo cominciata a sentire dopo un anno e mezzo. Nostalgia di amici, genitori, cibo, abitudini. Invece, le cose negative dell’Italia non ci mancano affatto! ^_^
C’è da dire che ad ogni rientro in patria si fa sempre più evidente la differenza tra Hickory e Roma. Anche l’America ha i suoi problemi, ma Roma, caput mundi, “bella bella in modo assurdo” è diventata davvero invivibile!

Naturalmente, le grandi metropoli americane non sono tranquille come Hickory, che è una cittadina di provincia. Per quanto io dica che siamo finiti nel bel mezzo del nulla, la qualità della nostra vita è decisamente migliorata.
Il punto è che ogni rientro a Roma è sempre traumatico. Ogni volta speriamo in qualche miglioramento generale dell’Italia e della mentalità delle persone, ma le nostre aspettative vengono puntualmente deluse.
La gente è incattivita, frustrata, maleducata e lo dimostra ampiamente alla guida, durante le file presso gli uffici e nei negozi. Questo è uno dei motivi per cui la nostalgia si smorza e parecchio anche.
Vi confesso che, abituata ad Hickory e alla tranquillità dei suoi cittadini, mi sento un pesce fuor d’acqua quando rientro per le vacanze. Infatti, dopo un paio di giorni a Roma comincio a dare di matto. In media due giorni è il lasso di tempo che impiego a perdere la calma Hickorense.
Tuttavia, pur stando proprio bene in America, ci manca un pezzetto dell’Italia. La sensazione più strana in tutto questo andirivieni tra USA e Italia è quella di non appartenenza e alienazione. Ci capita di non sentirci a “casa” né qua, né là.
Espatriare significa venire in contatto con una cultura diversa dalla propria e non è facile adattarsi né ai ritmi né alla mentalità di un popolo altro. Questo è uno dei motivi per cui spesso ci si sente “soli” e in qualche modo incompresi.
Cristian ed io abbiamo dovuto contare solo su noi stessi e sostenerci passo passo, perché non avevamo nessuno a cui appoggiarci in USA. Eravamo solamente noi due.
Grazie a quest’esperienza formativa non solo il nostro legame si è rafforzato, ma siamo maturati come individui. Ci siamo messi alla prova e siamo molto soddisfatti di come l’abbiamo affrontata. Comunque, conoscere altre culture, vivere altre realtà arricchisce e apre la mente.
A voi come è andata? Come vi siete adattati al nuovo stile di vita? Raccontatemi della vostra esperienza di expat. Scrivetemi all’indirizzo [email protected] oppure lasciate il vostro commento qui sotto.
Mi piacerebbe raccogliere le vostre testimonianze per esserci di supporto l’un l’altro e condividere sensazioni ed esperienze di vita in altri paesi.
Di seguito vi riporto la testimonianza di expat di Andrea, il fratello di un mio cugino acquisito trasferitosi in Portogallo:

“Ciao mi chiamo Andrea e insieme a mia moglie Nidia circa 1 anno e mezzo fa, abbiamo deciso, dopo averci riflettuto a lungo, di trasferirci all estero, precisamente a Lisbona!
Ormai erano un po’ di anni che frequentavo il Portogallo, per via delle origini di mia moglie e visto che la situazione in Italia non era delle più rosee, pur avendo un lavoro io e un lavoro lei, abbiamo preso la decisione di cambiare vita drasticamente!
All’inizio era come se fossimo in vacanza e di difetti non ne vedevo tanti. Poi, andando avanti e conoscendo le abitudini del luogo ho incominciato a sentirmi diverso nei modi di pensare e di vivere la vita di tutti i giorni.
Abituato ai ritmi di Roma, qui la cosa più fastidiosa è la lentezza nel fare tutto, dall’andare a fare la spesa a guidare e a svolgere le varie cose di tutti i giorni. Ovviamente ci sono i pro e sono molti.
È una Nazione stupenda che si affaccia sull’oceano Atlantico, è un paese tranquillo. Il Portoghese se può aiutarti si fa in 4 per te. Il costo della vita è molto più basso che in Italia e c’è pochissima criminalità.
Il Paese è in un periodo di grande sviluppo e questa cosa si riflette molto sulla città, dall’apertura di nuovi locali a migliorie a livello urbanistico e questo ha fatto sì che la nostra scelta di expat fosse sempre più convinta!
Una cosa che ripeto sempre ad amici, che in Italia vivono momenti difficili a livello lavorativo o di altro genere, è di avere il coraggio di cambiare, anche trasferendosi in un’altro paese!
Noi l’abbiamo fatto e questa scelta è stata la migliore che potevamo prendere!“
Andrea e Nidia hanno aperto il gruppo Facebook “Italiani in Portogallo” per fornire informazioni rilevanti sul paese e promuovere la condivisione di informazioni tra connazionali. Vi invito a visitarlo e a seguirlo, soprattutto per quelli di voi che hanno intenzione di trasferirsi in Portogallo.
Ho ricevuto una e-mail da Valeria, una mia ex collega che si è trasferita a Cipro nel 2012, sempre per motivi di lavoro. Ecco anche la sua preziosa testimonianza:

Arianna